giovedì 31 luglio 2008

Come va l'Ultron?
Giudicate voi.
Diapositiva Fuji Provia 100F
Dati di scatto: 1/250" f/8-f/11
Scansione della diapositiva a 4000 dpi, la sola modifica operata dopo la scansione è stata una leggera correzione della tonalità dovuta allo scanner.

Dettaglio della zona centrale al 100% della scansione a 4000 dpi

giovedì 3 gennaio 2008

Vitessa: restauro di un capolavoro

La Vitessa è fotocamera folding 35 mm a telemetro prodotta dalla Voigtlaender fra il 1950 e il 1956.
Venne costruita in quattro versioni successive:

- 1950: con ottica fissa Ultron 50/2;
- 1952: modificata con dorso completamente staccabile, correzione automatica della parallasse, otturatore Synchro Compur, ottica Ultron 50/2;
- 1954: viene aggiunto un esposimetro al selenio non accoppiato con lettura in EV, slitta per accessori e ottiche Color Skopar 50/2,8 o Ultron 50/2;
- 1954: versione senza esposimetro della precedente, con ottica Color Skopar 50/3,5 o Ultron 50/2;

Il fascino di questa fotocamera è dato dal sistema di apertura della piastra porta ottica, chiusa da due sportelli apribili mediante la pressione del pulsante di scatto, e dalla genialità dei meccanismi.
Il sistema di avanzamento è unico: al posto di un convenzionale bottone o di una scomoda leva di carica c'è un originale pistone "tuffante" che comanda l'avanzamento della pellicola e il riarmo dell'otturatore.
Questo sistema si rivela praticissimo e di una rapidità sorprendente, perchè lo si aziona con la mano sinistra mentre contemporaneamente con la destra si può comandare lo scatto.

Nel 1956 per contrastare il successo delle Kodak Retina, venne dotata di ottiche intercambiabili, non era più disponibile l'Ultron ma solo lo Skopar 50/2,8, e perse gran parte del suo fascino.
Oggi è ricercata dai collezionisti soprattutto nella versione con l'Ultron, che è considerato uno dei migliori obiettivi che siano mai stati prodotti per il formato 35 mm.
Alcuni "fanatici" smontano le ottiche e rovinano queste ed altre splendide fotocamere della Voigtlaender per applicarle alle loro Leica, in quanto la resa di questo obiettivo è superiore a quella dei 50 mm di Wetzlar.

Il nome "Vitessa" venne ripreso in seguito per una serie di fotocamere compatte, piuttosto convenzionali e modeste, per cartuccia 126 prodotte verso la fine degli anni '60.

Caratteristiche del modello "Vitessa L" del 1954:
Folding 35 mm a telemetro accoppiato
Mirino galileiano con correzione automatica della parallasse
Avanzamento pellicola e riarmo mediante meccanismo a pistone
Ottica: Ultron 50/2
Otturatore: Synchro Compur
Tempi da 1" a 1/500 + B
Sincro M, X
Autoscatto
Diaframma da f/2 a f/22
Accoppiamento tempi/diaframmi con sistema EV da EV2 a EV18
Esposimetro al selenio non accoppiato
Sensibilità da 6 a 200 ASA
Contapose ad azzeramento manuale
Dimensioni:
Chiusa:
Lunghezza 142 mm, altezza 85,5 mm, profondità 43 mm
Aperta:
Lunghezza 142 mm, altezza 111 mm, profondità 74 mm

La fotocamera che descriverò mi è pervenuta in condizioni disastrose.
Rimasta per lungo tempo in un luogo umido, presentava diverse parti interne arrugginite, le pelli di rivestimento parzialmente staccate e rovinate, l'esposimetro non funzionava e l'otturatore risultava inceppato.
Però l'obiettivo, il rinomato Ultron 50/2, era in condizioni eccellenti, senza graffi nè muffa.
Inoltre i meccanismi dell'otturatore, inceppati dalla lunga inattività, erano fortunatamente indenni da ruggine.
Le cromature erano tutto sommato in ottimo stato, con solamente qualche fioritura sulla calotta superiore.
Il telemetro era malridotto, con uno specchio staccato.
Valutai che valesse comunque la pena di acquistarla e procedere con un radicale restauro.

Il restauro doveva necessariamente passare per un totale smontaggio della fotocamera e una radicale pulizia, lubrificazione e taratura dei meccanismi.

Nel giro di poco tempo la fotocamera è quasi completamente smontata e le varie parti sono allineate sul tavolo.


Lo smontaggio evidenzia fortunatamente che le parti interne sono limitatamente intaccate dalla ruggine.
Il fondello è quello in condizioni peggiori.
La ruggine non ha compromesso i componenti e le molle ma richiederà un paziente lavoro di pulitura.


Il tubicino piegato che è visibile in alto a destra contiene la trasmissione del comando di sblocco degli sportelli.
Per minimizzare gli attriti la trasmissione è attuata mediante sfere di acciaio da 1,58 mm di diametro che scorrono all'interno del tubetto.

Anche il telemetro è piuttosto malandato.

Il piccolo specchio che rinvia l'immagine verso il mirino è staccato, sarà necessario incollarlo nuovamente e procedere al completo riallineamento.

Il fondello è tornato al nuovo dopo la accurata pulizia.
Nel tubicino è inserito il pistone comandato dal pulsante di scatto e su di esso è avvitata la cremagliera che comanda l'otturatore.
Al momento del montaggio sarò necessario anche tarare nuovamente la posizione della cremagliera.

L'assieme degli sportelli, della piastra porta ottica e del pantografo è un capolavoro di meccanica.
Deve svolgere più funzioni:
- mantenere perfettamente parallelo il piano dell'ottica con il piano focale;
- deve muoversi lungo l'asse dell'obiettivo per consentire la messa a fuoco;
- deve chiudersi per proteggere l'ottica.


E' realizzato senza risparmio di materiali, con acciaio di elevata resistenza e cromato alla perfezione.

E' montato su tre molle che garantiscono l'assenza di giochi.


La fotocamera è composta da quattro sottoinsiemi:
- Il rivestimento, composto dalla calotta e dal dorso, in lamiera di acciaio assemblate con ampio uso di brasature ad ottone, cromata e satinata;
- Il corpo in pressofusione di alluminio;
- Il gruppo porta ottica;
- Il blocco otturatore - obiettivo.

Il meccanismo di carica è particolarmente complesso.
Un lungo pistone scende su una elica a passo molto lungo e trasforma il moto traslatorio in moto rotatorio che, tramite opportuni ingranaggi, viene trasmesso al rocchetto di avanzamento della pellicola.
Il meccanismo di riarmo dell'otturatore viene azionato da una serie di rinvii collegati al pistone.
I molti pezzi che lo compongono sono relizzati con una cura estrema, in particolare gli elementi del tuffante sono in acciaio temperato e lucidato a specchio per rendere minimo l'attrito.
Naturalmente è necessario lubrificare con cura il tutto prima di procedere con il montaggio.


Il fondello è pronto per essere montato sul corpo, e il gruppo porta ottica è nella sua sede.


Eseguito il montaggio si controlla il funzionamento dei meccanismi e si può procedere con il gruppo ottico.
Il soffietto, visibile all'interrno del corpo, verrà fissato assieme all'ottica.


Naturalmente il gruppo otturatore - ottica è stato accuratamente smontato, il Compur sgrassato a fondo, lubrificato e tarato, e l'Ultron pulito dalla polvere e dallo sporco depositato sulla superficie delle lenti.

Un particolare del gruppo ottico.
Si noti la presa per la sincronizzazione del flash, il cui contatto è riportato attraverso la parte superiore della piastra portaobiettivo.


Dopo aver registrato il meccanismo di riarmo e quello di scatto è possibile fissare anche il soffietto.
Ora si può procedere con il montaggio del telemetro.

1/ continua

venerdì 2 novembre 2007

Io sono sempre al passo con i tempi /2

Della serie... ma perchè passare al nuovo se è peggiore del vecchio?
Ho incontrato un amico, guarda caso mentre stavamo entrambi scattando delle fotografie in occasione di una manifestazione.
Io giravo con una vecchia Minolta Autocord L biottica, oltre alla reflexdigitale che è tanto pratica.
Lui sfoggiava il nuovo Nikon 70-200 VR sulla sua DSLR.
Bello, fantastico, mi fa, scatti anche con 1/30 senza problemi,
Però...
Però il "vecchio" 80-200 AF-S aveva una resa migliore, e non di poco, e "mi sono pentito di averlo venduto".

lunedì 20 agosto 2007

Se non ce l'ho mi sento male /2

Nuova puntata del "se non ce l'ho mi sento male".
Sarà meglio il Nikon 85/1,4 o lo Zeiss 85/1,4?
Si, perchè il secondo sarebbe migliore ma sembra che i controlli di qualità non siano così rigorosi come sembra.
E allora forse non si sa mai che mi capiti quello che risolve 199 linee per millimetro invece di 200, poi chi me lo cambia se non fa al caso mio?
Senti un po', fai così:
1. Compratene una decina e scegli quello migliore, molto probabilmente i soldi non ti mancano e poi tanto un pollo a cui rifilare quello che risolve di meno lo trovi sempre.
2. Comprati un Super Ozeck 80-200/4,5 che tanto le foto le fa lo stesso, risparmi un sacco di soldi e se usi una 400 ISO in pratica la risoluzione da rasoio non la sfrutterai mai, inoltre se ti casca hai buttato solo 4 spiccioli.

domenica 29 luglio 2007

La FEX

Con il nome FEX è stata prodotta una grande varietà di apparecchi, per lo più molto semplici e spartani.
A quanto pare tutto ebbe origine in Cecoslovacchia sul finire degli anni '30 ad opra di un certo Fritz Kaftanski, che progettò un semplice apparecchio in bachelite.
Usava pellicola in rullo tipo 127 ed era estremamente spartano: un solo tempo di scatto più la posa B, obiettivo a menisco semplice, mirino a traguardo.
Le tragiche vicende belliche videro la FEX emigrare e rinascere in Francia nel dopoguerra, mentre Kaftanski si distingueva per la progettazione di altri apparecchi, alcuni con interessanti soluzioni.
La fabbrica si chiamò INDO, da INDustrie Optique, e sfornò negli anni una enorme varietà di apparecchi.
I nomi furono i più fantasiosi, sempre su base "FEX", per cui abbiamo la SUPER FEX, la ULTRA FEX, la SPORT FEX, la UNI FEX, RUBI FEX, eccetera eccetera.

Usavano pellicola 127 o la più grande 620, che consentiva di riprendere fotogrammi 6x9 cm dai quali si potevano direttamente ricavare delle stampe a contatto.
Il rullo tipo 620 è simile al 120, però il rocchetto ha un diametro più piccolo, per cui queste fotocamere non accettano i rulli 120.
La soluzione, per poterle usare, è quella di reperire due rulli vuoti 620 e in camera oscura riavvolgere la pellicola 120; non è difficile.

La ULTRA FEX era uno dei modelli più "completi", infatti ha:- obiettivo a menisco a fuoco fisso;
- tempi 1/25, 1/100, Posa;
- due diaframmi "normal" e intense";
- sincronizzazione flash;
- mirino ottico galileiano.

I tempi di posa in realtà sono solo due, un qualcosa fra 1/25 e 1/100, l'otturatore è talmente rudimentale che non dà nessuna garanzia di costanza.
C'è anche una specie di blocco del pulsante di scatto.
La pellicola, per compensare almeno in parte le deficienze dell'ottica, non appoggia su un piano ma su delle guide curve.


In tal modo sia ha una migliore uniformità fra centro e bordi del fotogramma.
Sul dorso poi è presente una finestrella per il controllo dell'avanzamento della pellicola.

P.S.: le foto sono quello che sono, appena possibile farò di meglio.

Io sono sempre al passo con i tempi

Cercando in giro per la rete ho trovato diversi forum in cui gli utenti decantano le doti di questo o quel prodotto.
Uno in particolare mi ha colpito.
Un utente ricorda con nostalgia le incredibili doti di un'ottica zoom prodotta da una nota marca francese, evidenziandone la resa eccellente in tutte le condizioni.
Poi però comunica che quell'ottica la ha venduta perchè uscita di produzione e quindi non più riparabile in caso di problemi.
Ma tuttora la rimpiange.
Non mi pare che sia stata una saggia decisione, visto che si tratta di un pezzo raro e difficilmente reperibile.
I pezzi buoni vanno tenuti, secondo me, perchè con un minimo di cura possono dare soddisfazioni per moltissimo tempo, se poi capita l'incidente, amen, che ci puoi fare (ci sono sempre dei riparatori indipendenti e onesti che posso tentare di fare miracoli).
Assurdo poi ricordare che è stato un ottimo investimento, e che rivenderlo ha fruttato un buon gruzzoletto.
Se con quei soldi hai comprato un qualcosa che è peggiore, fotograficamente parlando, hai buttato i tuoi soldi.
Anche se quello che usi adesso ha un nome noto e ricercato dai più (vedere più in basso).
Meditate, gente, meditate.

lunedì 11 giugno 2007

Come avrete notato sono stato assente per un po'.
Purtroppo una serie di impegni molto stressanti mi ha impedito di curare il blog.