giovedì 3 gennaio 2008

Vitessa: restauro di un capolavoro

La Vitessa è fotocamera folding 35 mm a telemetro prodotta dalla Voigtlaender fra il 1950 e il 1956.
Venne costruita in quattro versioni successive:

- 1950: con ottica fissa Ultron 50/2;
- 1952: modificata con dorso completamente staccabile, correzione automatica della parallasse, otturatore Synchro Compur, ottica Ultron 50/2;
- 1954: viene aggiunto un esposimetro al selenio non accoppiato con lettura in EV, slitta per accessori e ottiche Color Skopar 50/2,8 o Ultron 50/2;
- 1954: versione senza esposimetro della precedente, con ottica Color Skopar 50/3,5 o Ultron 50/2;

Il fascino di questa fotocamera è dato dal sistema di apertura della piastra porta ottica, chiusa da due sportelli apribili mediante la pressione del pulsante di scatto, e dalla genialità dei meccanismi.
Il sistema di avanzamento è unico: al posto di un convenzionale bottone o di una scomoda leva di carica c'è un originale pistone "tuffante" che comanda l'avanzamento della pellicola e il riarmo dell'otturatore.
Questo sistema si rivela praticissimo e di una rapidità sorprendente, perchè lo si aziona con la mano sinistra mentre contemporaneamente con la destra si può comandare lo scatto.

Nel 1956 per contrastare il successo delle Kodak Retina, venne dotata di ottiche intercambiabili, non era più disponibile l'Ultron ma solo lo Skopar 50/2,8, e perse gran parte del suo fascino.
Oggi è ricercata dai collezionisti soprattutto nella versione con l'Ultron, che è considerato uno dei migliori obiettivi che siano mai stati prodotti per il formato 35 mm.
Alcuni "fanatici" smontano le ottiche e rovinano queste ed altre splendide fotocamere della Voigtlaender per applicarle alle loro Leica, in quanto la resa di questo obiettivo è superiore a quella dei 50 mm di Wetzlar.

Il nome "Vitessa" venne ripreso in seguito per una serie di fotocamere compatte, piuttosto convenzionali e modeste, per cartuccia 126 prodotte verso la fine degli anni '60.

Caratteristiche del modello "Vitessa L" del 1954:
Folding 35 mm a telemetro accoppiato
Mirino galileiano con correzione automatica della parallasse
Avanzamento pellicola e riarmo mediante meccanismo a pistone
Ottica: Ultron 50/2
Otturatore: Synchro Compur
Tempi da 1" a 1/500 + B
Sincro M, X
Autoscatto
Diaframma da f/2 a f/22
Accoppiamento tempi/diaframmi con sistema EV da EV2 a EV18
Esposimetro al selenio non accoppiato
Sensibilità da 6 a 200 ASA
Contapose ad azzeramento manuale
Dimensioni:
Chiusa:
Lunghezza 142 mm, altezza 85,5 mm, profondità 43 mm
Aperta:
Lunghezza 142 mm, altezza 111 mm, profondità 74 mm

La fotocamera che descriverò mi è pervenuta in condizioni disastrose.
Rimasta per lungo tempo in un luogo umido, presentava diverse parti interne arrugginite, le pelli di rivestimento parzialmente staccate e rovinate, l'esposimetro non funzionava e l'otturatore risultava inceppato.
Però l'obiettivo, il rinomato Ultron 50/2, era in condizioni eccellenti, senza graffi nè muffa.
Inoltre i meccanismi dell'otturatore, inceppati dalla lunga inattività, erano fortunatamente indenni da ruggine.
Le cromature erano tutto sommato in ottimo stato, con solamente qualche fioritura sulla calotta superiore.
Il telemetro era malridotto, con uno specchio staccato.
Valutai che valesse comunque la pena di acquistarla e procedere con un radicale restauro.

Il restauro doveva necessariamente passare per un totale smontaggio della fotocamera e una radicale pulizia, lubrificazione e taratura dei meccanismi.

Nel giro di poco tempo la fotocamera è quasi completamente smontata e le varie parti sono allineate sul tavolo.


Lo smontaggio evidenzia fortunatamente che le parti interne sono limitatamente intaccate dalla ruggine.
Il fondello è quello in condizioni peggiori.
La ruggine non ha compromesso i componenti e le molle ma richiederà un paziente lavoro di pulitura.


Il tubicino piegato che è visibile in alto a destra contiene la trasmissione del comando di sblocco degli sportelli.
Per minimizzare gli attriti la trasmissione è attuata mediante sfere di acciaio da 1,58 mm di diametro che scorrono all'interno del tubetto.

Anche il telemetro è piuttosto malandato.

Il piccolo specchio che rinvia l'immagine verso il mirino è staccato, sarà necessario incollarlo nuovamente e procedere al completo riallineamento.

Il fondello è tornato al nuovo dopo la accurata pulizia.
Nel tubicino è inserito il pistone comandato dal pulsante di scatto e su di esso è avvitata la cremagliera che comanda l'otturatore.
Al momento del montaggio sarò necessario anche tarare nuovamente la posizione della cremagliera.

L'assieme degli sportelli, della piastra porta ottica e del pantografo è un capolavoro di meccanica.
Deve svolgere più funzioni:
- mantenere perfettamente parallelo il piano dell'ottica con il piano focale;
- deve muoversi lungo l'asse dell'obiettivo per consentire la messa a fuoco;
- deve chiudersi per proteggere l'ottica.


E' realizzato senza risparmio di materiali, con acciaio di elevata resistenza e cromato alla perfezione.

E' montato su tre molle che garantiscono l'assenza di giochi.


La fotocamera è composta da quattro sottoinsiemi:
- Il rivestimento, composto dalla calotta e dal dorso, in lamiera di acciaio assemblate con ampio uso di brasature ad ottone, cromata e satinata;
- Il corpo in pressofusione di alluminio;
- Il gruppo porta ottica;
- Il blocco otturatore - obiettivo.

Il meccanismo di carica è particolarmente complesso.
Un lungo pistone scende su una elica a passo molto lungo e trasforma il moto traslatorio in moto rotatorio che, tramite opportuni ingranaggi, viene trasmesso al rocchetto di avanzamento della pellicola.
Il meccanismo di riarmo dell'otturatore viene azionato da una serie di rinvii collegati al pistone.
I molti pezzi che lo compongono sono relizzati con una cura estrema, in particolare gli elementi del tuffante sono in acciaio temperato e lucidato a specchio per rendere minimo l'attrito.
Naturalmente è necessario lubrificare con cura il tutto prima di procedere con il montaggio.


Il fondello è pronto per essere montato sul corpo, e il gruppo porta ottica è nella sua sede.


Eseguito il montaggio si controlla il funzionamento dei meccanismi e si può procedere con il gruppo ottico.
Il soffietto, visibile all'interrno del corpo, verrà fissato assieme all'ottica.


Naturalmente il gruppo otturatore - ottica è stato accuratamente smontato, il Compur sgrassato a fondo, lubrificato e tarato, e l'Ultron pulito dalla polvere e dallo sporco depositato sulla superficie delle lenti.

Un particolare del gruppo ottico.
Si noti la presa per la sincronizzazione del flash, il cui contatto è riportato attraverso la parte superiore della piastra portaobiettivo.


Dopo aver registrato il meccanismo di riarmo e quello di scatto è possibile fissare anche il soffietto.
Ora si può procedere con il montaggio del telemetro.

1/ continua

3 commenti:

Stormy ha detto...

Complimenti per il lavoro, non dev'essere tanto semplice rimetterla insieme...

lurago ha detto...

Girando per la rete ho visto lo splendido restauro che hai fatto. Una cosa fantastica. Complimenti! Restauri professionalmente o si tratta di un hobby?
Luciano

Unknown ha detto...

Vorrei leggere la II parte ma non la trovo. Grazie